| posto^^
2° Capitolo –Sleeplees- Ed ecco un’altra delle mie lunghissime, infinite nottate insonni. Eh, già… non potevo nemmeno dormire… C’erano tante cose che potevo fare, con così tanto tempo a disposizione… Il problema, però, era che a me non andava assolutamente di fare nessuna di tutte le cose che avrei potuto fare. No. Non avevo voglia di niente. Nemmeno di andare a caccia. Ero abbastanza saturo di sangue, almeno per quella notte. E quindi? Leggere un libro? Bè, rileggere più che altro, per l’ennesima volta… Rivedere un vecchio film? Inutile. E noioso. Gli altri erano tutti fuori a caccia. Ero solo. Come sempre. Decisi di mettermi al pianoforte, di suonare qualcosa. Ne venne fuori una ballata lenta, romantica, a tratti malinconica. Strinsi i pugni: dovevo reagire in qualche modo. Non sapevo bene come, ma doveva fare. Perché vivere così, per me, non aveva più alcun senso. Mi presi la testa tra le mani, accasciandomi sul pavimento lucido di marmo e gemetti, contorcendomi. In agonia. Come sempre. Bè, forse persino l’inferno sarebbe stato preferibile a… Forse, era quella la soluzione… “No! –urlò la mia coscienza- No! Pensa a Carlisle, Esme, Alice, Emmet… pensa al dolore che daresti loro… sono la tua famiglia, sono come veri genitori, veri fratelli per te…” Si, era vero. Era così. Ma a me mancava qualcosa e, a questo punto, pensavo di sapere cosa. Non ci avevo mai pensato seriamente, nella mia vita umana, non ne avevo avuto occasione. Gli unici ideali che avevo erano la guerra, la gloria in battaglia e consimili. Non c’era mai stato posto per altro, nel mio cuore. Tantomeno, per quel dolce sentimento chiamato amore. Cos’era poi, l’amore? Nella mia vecchia vita, l’unico tipo di amore che conoscevo era quello materno, o quello amichevole. Nella vita nuova, la stessa cosa. Provavo affetto per Esme e Carlisle, indubbiamente, come ne provavo per i miei fratelli e sorelle, anche per Rosalie, nonostante tutto… eravamo una famiglia, in fondo. Ma non c’era altro. Non c’era quell’amore forte, vivo, fulminante, potentissimo, come solo tra un uomo e una donna può essere. Guardavo Esme e Carlisle, Alice e Jasper, Emmet e Rose e, malgrado mi sentissi meschino, e maledettamente colpevole per questo, li invidiavo. Li invidiavo davvero. Anche a me –perché negarlo ormai- sarebbe tanto piaciuto provare quel sentimento, sentire quelle cose, avere qualcuno che mi amasse per ciò che ero, nonostante il mio trascorso, la mia natura. Ma non ci riuscivo, non ci ero mai riuscito. Ed ero convinto che non ci sarei riuscito mai. Mai. Perché questo era il mio destino. Sangue e distruzione. E poi sangue. E distruzione. Ancora, ancora e ancora. Per l’eternità. Straziato da quei pensieri, mi accucciai sul pavimento, raggomitolandomi in posizione fetale e gemetti talmente forte che, se avessi avuto ancora un cuore funzionante, sarebbe certamente esploso nel mio petto.
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